Con sentenza n. 115/2015 dd. 20.02.2015 la Corte d'Appello di Trieste, in riforma della sentenza n. 336/2013 del Tribunale di Trieste, nell'affrontare una caso di responsabilità aggravata ex art. 2053 c.c. e aderendo alla corrente giurisprudenziale maggioritaria della Suprema Corte, ha ritenuto che il concetto di caso fortuito va inteso quale fattore che attiene non già ad un comportamento del danneggiante (che è irrilevante), bensì al profilo causale dell'evento, riconducibile non alla cosa che ne è fonte immediata, ma ad un elemento esterno recante i caratteri della imprevedibilità ed inevitabilità.
Nel caso di danni provocati a terzi da caduta di tegole a seguito di forti raffiche di bora, l'elemento esterno imprevedibile ed inevitabile non può identificarsi con le raffiche di bora rimaste di ignota intensità, tanto da rendere dubbia la prova sull'impossibilità oggettiva delle strutture del tetto a reggere un impatto di straordinaria intensità. Per raggiungere la prova liberatoria è necessario dimostrare non già che i cittadini hanno lamentato generici danni provocati dal vento, bensì provare che tutti gli edifici attraversati da quella folata di vento sono rimasti danneggiati. Nè il proprietario può presumere che le raffiche di massima intensità ( di orario ignoto) abbiano provocato il danno e le altre più deboli non abbiano avuto alcuna interferenza, ma deve dimostrare che furono proprio quelle raffiche a divellere le tegole, non solo di quell'edificio ma anche delle altre costruzioni colpite da quella folata.